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Gaza, la trappola degli aiuti di Emiliano Bos | Temi: Gaza, la trappola degli aiuti di Emiliano Bos

Catégorie
Infomagazin
Informations sur la production
news / current affairs
Pays de production
CH
Année de production
2025
Description
Gaza, la trappola degli aiuti di Emiliano Bos A due anni esatti dall'inizio della guerra in risposta al massacro di Hamas del 7 ottobre 2023, mentre l'attualità registra proposte di pace in attesa di sviluppi, siamo tornati in Israele questa volta per documentare le trappole del sistema degli aiuti, entrando anche nel grande deposito alimentare dentro la Striscia dove giacciono montagne di scatolame e sacchi di farina quando a Gaza la carestia colpisce mezzo milione di palestinesi. Intanto sono ormai migliaia i civili uccisi in attesa di un pacco alimentare. Nella Striscia di Gaza non si muore solo per le bombe israeliane. Da mesi un numero crescente di palestinesi viene colpito mentre cerca disperatamente di accaparrarsi del cibo. I pochissimi punti di distribuzione alimentare si sono trasformati in gigantesche trappole militarizzate. Testimoni oculari e organizzazioni internazionali accusano l'esercito israeliano di crimini di guerra perché spara contro la gente in attesa di assistenza umanitaria. Una versione confermata a Falò da un ex contractor della discussa 'Gaza Humanitarian Foundation' (GHF), l'organizzazione americana voluta dalla Casa Bianca a cui Israele ha appaltato gran parte della gestione degli aiuti a Gaza sottraendola all'ONU. Gaza, cosa fa la Svizzera? di Marzio Pescia e Damiano Dignola Manifestazioni di piazza, appelli, lettere aperte, denunce e petizioni. Come in molti altri Paesi, anche in Svizzera c'è una società civile che si mobilita e chiede sanzioni contro Israele e misure concrete per porre fine alla tragedia della popolazione civile nella Striscia di Gaza. La Svizzera ufficiale però non vuole saperne. Le parole di condanna e gli inviti ad un cessate il fuoco non mancano, ma niente di più. È giusto così?Hebron, vite rinchiuse di Emiliano Bos Un'inferriata per proteggersi dagli attacchi dei coloni, il check-point militare chiuso tornando dal lavoro, il coprifuoco che ti fa vivere come in prigione. Le voci da Hebron, la storica città palestinese dove i soldati proteggono i coloni all'interno di un centro urbano ormai deserto. E le voci da Ma'ale Adumim, dove invece il sindaco israeliano definisce 'naturale' l'espansione dell'enorme insediamento fino a creare continuità con Gerusalemme, un progetto appena approvato dopo trent'anni di attesa. Vite separate, segregate, spesso rinchiuse, in una Cisgiordania dove storia e geografia s'intrecciano inesorabilmente mentre sembra sfumare sempre più l'ipotesi dei 'due Stati'. Falò ha raccolto le testimonianze di chi non può scappare e si sente in una gabbia. E di chi si dice convinto che 'tutto questo sarà Israele'. E che i palestinesi continueranno ad avere una libertà di movimento. Un diritto che oggi, quando si percorrono queste strade separate, appare davvero calpestato. Le razzie dei coloni di Katie Arnold Dall'inizio della guerra del 7 ottobre 2023, in Cisgiordania migliaia di palestinesi sono stati sfollati. In Israele, è l'etnia, non la cittadinanza, che determina se la tua casa sopravvive. Questo reportage documenta un attacco di coloni, questa volta in un villaggio beduino. Sono circa 200mila i beduini che vivono nel deserto del Negev ma, nonostante siano cittadini di Israele, lo Stato distrugge le loro case. E così, in alcune zone gli insediamenti israeliani vengono costruiti sopra le macerie delle case beduine, i cui abitanti, non avendo un altro posto dove vivere, devono ricominciare a costruire.
Réalisation
Massimo Ferrario