Tutte le popolazioni da secoli insediate nell'arco alpino sanno che gestire la risorsa idrica in maniera oculata e condivisa è fondamentale per poterci vivere e crescere. Lo sapevano anche i vallesani del Medioevo. Verso il XIII secolo iniziarono a costruire una straordinaria rete di canali, che raccoglieva l'acqua di fusione dei ghiacciai, per convogliarla a valle e distribuirla dove vi era necessità. Questi canali sono chiamati 'bisses' e rappresentano oggi un'eccezionale testimonianza storica di un'ingegneria idraulica fatta di buon senso, audacia e pragmatismo. Grazie ai bisses l'agricoltura, la viticoltura e la pastorizia vallesane hanno potuto svilupparsi e prosperare. La gente ha imparato a condividere l'acqua e a gestirla in maniera equa. Purtroppo, entro la fine del secolo, molti ghiacciai sono destinati a scomparire o perlomeno a ridursi drasticamente. Che ne sarà di questa rete di canali? La questione idrica è cruciale nel Canton Vallese, già gravemente colpito dai cambiamenti climatici. Tra piogge torrenziali, colate detritiche, inondazioni, gelate tardive, grandinate e periodi di siccità, le sfide sono molteplici e complesse. Il documentario proposto oggi dal giardino di Albert mette in luce queste problematiche, ricordandoci che la gestione dell'acqua non è soltanto una questione ambientale, ma anche economica e sociale. Di fronte a potenziali conflitti, il funzionamento dei bisses – basato sulla gestione consortile – potrebbe forse rappresentare una forma di amministrazione controllata dai cittadini per la sostenibilità degli ecosistemi? Tra sfide turistiche, ambientali, e socioeconomiche, i bisses vallesani ci raccontano una storia che attinge a saperi ancestrali per traghettarli in un'epoca – la nostra – in cui le soluzioni high-tech potrebbero non essere le sole a offrirci delle opzioni vincenti. Non a caso nel 2023 i bisses del Vallese sono entrati di diritto a far parte del Patrimonio immateriale dell'Umanità dell'UNESCO.